?Alos / Xabier Iriondo
ENDIMIONE
2012 - Brigadisco Records
# Vivamente consigliato da DISTORSIONI
Torna a stupirci con la sua distorta sperimentazione Xabier Iriondo. Ad aggiungere pathos e consistenza emotiva al suo nuovo progetto c’è Stefania Pedretti, ?Alos, voce graffiante e grinta coriacea già incontrata negli Ovo, nel progetto Allun, ma anche nell’ultimo pregevole lavoro dello stesso Xabier,“Irrintzi”, nel brano The Hammer. E davvero ci viene consegnato un album di grande impatto evocativo e visionario. Costernato di inserti elettronici e distonie che pungolano come lame e schiaffeggiano i nostri sensi, frame e campionamenti che ci riportano indietro nel tempo, fino a riscoprire l’odore acre della terra d’origine, fino a rivedere in un sofferto viaggio a ritroso il nostro cammino esperienziale di affanno e tormento. E’ un vortice che richiede immersione e risucchia l’anima nelle sue spire. Secco, scandito, sferzante. Eppure violentemente coinvolgente, aspramente familiare, amaro e infervorato. Come un ritorno a casa dopo una fuga, come un’ineluttabile constatazione, come una resa sofferta. Suoni cavernosi e opprimenti persi in gocciolanti delay e poi pause raggelanti più cupe dell’ombra a saturare ed enfatizzare attesa e smarrimento.
Otto tracce che ci prendono letteralmente a scudisciate lungo un percorso che sembra espiatorio e masochisticamente liberatorio. Scosse elettriche, energia primordiale, ferinità palpitante inGeorges Gabory, stille di espressività pneumatica nel declamato Marguerite Jamois in cui il verso e la mimica onomatopeica diventano forma di linguaggio universale e penetrante. L’essenza della crudità e della spietatezza Artaudiana. La glossalia che frantuma il linguaggio per trovare forme di comunicazione che anticipano la parola e la imprimono sotto pelle. Opposizione di durezza (kras) e delicatezza (monis) come nelle danze ritmate e trasmutanti dei balinesi. Catturare il palpito e lo scintillio, la tensione vibrante e il magnetismo che scandisce ogni attimo per ispessire la drammaticità espressiva e comunicativa. Ed in questo si riesce brillantemente. La bramosia e l’impellenza di un sentire amplificato. Tracciare il contorno dei pensieri con passaggi violenti e frenetici, rompendo le righe dell’ordinario.
Una grandissima prova di teatralità musicale è incarnata nella voce di ?Alos nella struggente e magistrale Genica Atanasiou. Un omaggio commovente che ci restituisce l’integrità del sentire di Antonin Artaud pur senza aver mai letto un suo passo a aver assistito a nessuna messa in scena dei suoi copioni. Tangibili e viscerali sono il suo senso instancabile di rivolta, il suo tortuoso senso della ricerca. L’estetica di uno dei più grandi e controversi geni del secolo scorso è soddisfatta nel far scorrere emotivamente la sua opera e il suo pensiero senza doverlo motivare. Artaud è raccontato mirabilmente negli opposti che ne riassumono il doppio metaforico: violenza come efficacia, frenesia parossisitica e carnalità come sete, dissacrazione e spietatezza come estremo tentativo di dare volto ai pensieri e renderli tangibili, sofferenza e dolore per incidere la poesia e provare a possedere l’ineluttabile.
Romina Baldoni